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Brava Jessica!

Sabato 23 Maggio, presso l’istituto Mapelli di Monza, si è tenuta la manifestazione: “Premio miglior tema” che la Federazione Maestri del lavoro di Monza e Brianza ha attribuito, fra gli altri, a Jessica Ceneri della 3° A di Burago.

Jessica Ceneri alla premiazione

I maestri del lavoro si impegnano per mettere a contatto la scuola con il mondo del lavoro, anche portando le classi a visitare aziende del territorio.
I numeri sono importanti: 60 scuole con 6500 studenti coinvolti, per un totale quest’anno di 70 visite in aziende selezionate. Nei giorni successivi alla visita in azienda, agli studenti viene chiesto di scrivere un tema sull’esperienza. Una prima “scrematura” dei temi viene svolta dagli insegnanti nelle scuole e solo i più belli ed interessanti vengono inviati alla commissione dei Maestri del lavoro per essere ulteriormente selezionati.

Jessica è stata premiata con altri 40 studenti, tutti entusiasti dell’esperienza.

Leggi il tema di Jessica:

Lunedì 16 febbraio 2015 noi studenti delle classi 3°A e 3°B della scuola secondaria di primo grado “A. Manzoni” di Burago di Molgora abbiamo visitato l’azienda “Tiche” di Usmate, che dal 1962 realizza opere e sculture di porcellana conosciute anche all’estero dai più fini intenditori.

Lo scopo di questa uscita, diversa da tutte le altre, è stato quello di far comprendere a noi ragazzi, ancora un po’ inesperti nel campo del lavoro, cosa significa in un momento di crisi per un imprenditore mandare avanti un’azienda con operai che sono diventati la sua seconda famiglia.

L’immenso amore che provava il Cavalier Franco Perego nei confronti di questo materiale magico, la porcellana, continua a riempire le stanze dell’industria portata avanti dai tre figli.

L’aspetto principale che Cristiana, imprenditrice della ditta e figlia del fondatore, ci ha mostrato è stato il lavoro manuale, scomparso da qualche anno in alcune fabbriche che si sono modernizzate, e che invece nella Tiche continua a prevalere.

Arrivati ad Usmate la mattina verso le 09: 30 ci hanno accolto con una serie di opere infinite che ci circondavano, facendoci perdere in un universo lontano da quello in cui ci trovavamo, come un salto nel passato.

Ci è stata spiegata la storia della “Tiche”, nata come una piccola azienda familiare, trasformata poi in una grande famiglia di circa centocinquanta persone. Adesso la Tiche dopo diversi problemi è tornata una piccola realtà di venti operai circa.

La scelta del nome deriva dalla dea della fortuna, che finora non l’ha mai abbandonata.

Dopo essere stati immersi nella storia dell’azienda, abbiamo fatto come un “giro turistico” tra i suoi ambienti.

Abbiamo visitato come prima cosa il laboratorio dove la porcellana diventa liquida e messa negli stampi. Il passaggio successivo è stato quello della stanza degli scultori dove queste persone toccano, modellano questo materiale, fabbricando vere opere d’arte. La terza tappa è stata il forno, dove a 1400° la porcellana viene cotta: questo passaggio comporta molti e diversi rischi, come la cottura troppo elevata, la rottura di una parte della scultura o altri inconvenienti legati alle temperature appunto elevatissime.

Il penultimo passaggio è quello della pittura, dove le sculture di porcellana prendono vita: la precisione con la quale questo tipo di addetto esegue il suo lavoro è impressionante, ma certo, non è l’unico a dover essere così preciso.

Dopo aver cambiato struttura siamo entrati in un salone dove le piccole rotture, ogni minima crepa vengono riparate, senza mostrare nessun segno di intervento, e per finire c’è l’imballaggio, dove il percorso di queste opere ha fine, o per meglio dire inizio.

La cosa che di questa uscita mi è piaciuta di più non è stata tanto la visita all’azienda in sé, ma la volontà e l’orgoglio che questi operai mettono nel loro lavoro, tanto antico quanto bello.

Cosa importantissima: lavoro di squadra, se uno si ferma, si ferma tutto e, se uno verso la fine del lavoro rovina la scultura, è come se buttasse via tutta la fatica fatta da chi lo ha preceduto.

Altra cosa che non si vede in altre fabbriche è appunto la manualità: le uniche macchine che sono presenti nell’azienda sono due, il forno e una grande impastatrice, dove viene inserita la porcellana nella fase iniziale. Questa forma di lavoro manuale sta scomparendo, e forse purtroppo è già scomparsa in quasi tutte le fabbriche.

Consiglio a tutti di visitare l’azienda “Tiche”, non solo per vedere tutti i procedimenti del lavoro, ma anche per vedere come tante persone possono lavorare insieme e produrre oggetti di grande qualità senza tanta tecnologia.

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